lunedì 15 ottobre 2012

Elefante Blanco (SubIta)
























Un film di Pablo Trapero.
Con Ricardo Darín, Jérémie Renier, Martina Gusman
Drammatico, durata 110 min.
Argentina, Spagna 2012
Trama:
La bidonville della Vergine, alla periferia di Buenos Aires, sorge attorno a quello che i locali chiamano l'elefante bianco e che doveva essere il più grande complesso ospedaliero d'Argentina, mai completato. Lì, nella parrocchia dell'amico don Julian, arriva un giorno Nicolas, un giovane sacerdote belga, proveniente da una disgraziata missione nella giungla, di cui è l'unico superstite. Lì lavora anche Luciana, assistente sociale atea e volonterosa, alla quale Nicolas si lega troppo strettamente. Il conflitto interiore del prete si acuisce parallelamente all'inasprirsi della guerra tra i cartelli della droga e tra i narcotrafficanti che nella bidonville si nascondono e fanno proseliti. La pellicola di Trapero si apre con un inizio straordinario che contiene almeno due dichiarazioni silenziose: innanzitutto che la violenza è del mondo prima che del cinema e poi che Nicolas e Julian sono uomini prima che preti, tanto che quando li vediamo indossare il collarino bianco, per farsi riconoscere in caso di necessità, ci ritroviamo a sorprenderci. Il titolo, infine, sottolinea una terza evidenza: c'è un problema enorme ai margini di una capitale moderna e vitale come Buenos Aires, un problema grande come un elefante in salotto, per cercare di arginare il quale ci sono uomini che danno la vita, pur sapendo che non potranno risolverlo e che il loro lavoro duro è destinato ad essere periodicamente spazzato via. L'immagine dei protagonisti che si chinano a cercare di svuotare con i secchi il fiume d'acqua e fango che ha inondato la città nella città è un'immagine volutamente letterale. In Elefante Blanco piove testualmente sul bagnato, eppure non è un cinema del dolore, quello di Trapero, siamo lontani anni luce dalla poetica di Inarritu. A muoverlo è da sempre e forse sempre di più una concezione del cinema come intervento e azione, che non dimentica però mai l'attenzione all'estetica. Il film non è perfetto, si perde un poco sulla linea narrativa che lega Jérémie Renier e Martina Gusman, forse per eccesso di scrupolo, perché non è sviscerare il tabù ciò che gli preme davvero. In ogni caso non è una narrazione forte la cifra di quest'opera, ma sono lo spaccato di mondo che ritaglia e i personaggi che fa vivere, resi umani e complessi dalla stima che li unisce e dalla visione della religione che li allontana: più spirituale, ma anche politica, quella di padre Julian, più sociale e diretta quella di Nicolas.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Red,la parte 1 è solo per utenti premium :(((

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